Mercoledì, 31 Ottobre 2012 19:24

Todi 2: quale nuovo contenitore e quali nuovi contenuti?

Scritto da  Gerardo

Dalla ricca e lunga discussione sviluppatasi su questo tema in europaquotidiano.it, abbiamo stralciato quelli che ci sono sembrati i momenti di rifles-sione più salienti. Fermo restando, naturalmente, l’interrogativo finale.
Buona lettura!



Todi 2: quale nuovo contenitore e quali nuovi contenuti?

Alcune tra le più rilevanti sigle dell’articolato associazionismo cattolico hanno approvato giorni or sono a Todi un documento per rivendicare un maggiore e diverso impegno dei cattolici in politica all'insegna della discontinuità. Ci vuole - si afferma - un nuovo contenitore e nuovi contenuti.
Una critica radicale e senza distinzioni è indistintamente rivolta a tutti i partiti con un condivisibile forte richiamo al rinnovamento della politica e dei partiti. […]
In verità alcune delle organizzazioni che hanno promosso i seminari di Todi nei venti anni di berlu-sconismo si sono segnalate per una persistente afasia sui temi della moralizzazione e del rinnova-mento della politica. […]
Il rapporto e la contrattazione diretta fra gerarchie vaticane e centrodestra, il cosiddetto ruinismo, ha pesato a lungo in sede parlamentare e di governo rappresentando, invece, per alcuni, una comoda retrovia. […]
Dalle possibili disaggregazioni e dalle recenti aggregazioni in atto sembra di capire si punti ad un partito con un’anima di centrodestra. Una miriade di partitini neocentristi e liberisti organizzati da dirigenti di provata esperienza confindustriale sono in disponibile attesa per fare fronte comune.
La road mape delineata nel documento di Todi 2 è chiara: “si rende quindi oggi necessario un per-corso che consenta, entro i prossimi appuntamenti elettorali, di generare proposte nuove tanto nel contenitore quanto nei contenuti”.
È questa la risposta alla presunta, affermata irrilevanza dei cattolici in politica?
Ed ancora: per essere rilevanti i cattolici devono ritornare alla scelta del partito dei cattolici?
I cattolici in nome dei quali si è svolto Todi 2 non sono una specificità antropologica unica in grado di riconoscersi e vedersi rappresentata in politica.
I cattolici consapevoli e formati sono in grado di sceglier politicamente dove e come liberamente realizzarsi come cittadini.
Come è stato osservato, la strategia della riaggregazione “esemplificata” negli incontri di Todi non tiene conto dei tanti modi della declinazione fattuale di “cattolico”.
I cattolici dal Concilio Vaticano II sanno che nella gerarchia delle fonti normative cui devono ispi-rarsi nei comportamenti quotidiani quella che sta in cima è la legge della propria coscienza che dice “questo è bene e questo è male”. […]
Il giudizio sulla “gravissima crisi morale e politica ed economica” e sull’“indubbio merito di Monti di aver ridato dignità alle istituzioni” fa unità fra le associazioni partecipanti ma dietro la proposta di contenuti e di contenitore nuovi, seguendo il più generale dibattito, si intravedono differenze di strategia.
Il giudizio indistinto su tutte le forze politiche che “solo parzialmente hanno risposto alle attese” è un modo per sfuggire al distinto giudizio di merito sui governi Berlusconi e sui danni che la pratica del berlusconismo, tardivamente censurata dalle gerarchie, ha inflitto a non pochi dei valori di cui il cattolicesimo si fa tramite nella società italiana.
Sul piano politico sarebbe di grande interesse conoscere se tutti gli aderenti alle distinte associazio-ni condividano la convinzione che solo un secondo governo Monti garantirebbe l’affermata discon-tinuità dalle politiche recessive del primo governo Monti.[…]
Sul piano dei contenuti il documento per parlare del lavoro e dei lavoratori cita la responsabilità so-ciale della impresa e la collaborazione tra lavoratori e imprese come chiave dell’innovazione del mondo del lavoro.
Il conflitto sociale, che è un dato costituente una democrazia partecipata e non l’anticamera della presa del Palazzo d’Inverno, viene totalmente ignorato come viene ignorata la previsione della rego-lazione del mercato.
A parte l’elencazione dei temi cosiddetti sensibili, puntigliosamente si parla di famiglia fondata sul matrimonio “aperta alla generatività”, non si dà alcun giudizio sugli effetti recessivi dei provvedi-menti di Monti il quale mostra di subordinare l’equità alla esclusiva quadratura dei conti dando an-che inequivoci segnali di voler proseguire su questa strada anche dopo.
La vera discontinuità è un nuovo e diverso governo degli eletti che s’impegni per una crescita equa, all'insegna della giustizia sociale, un governo che rispetti e tenga conto delle istanze rappresentate dalle organizzazioni sindacali e che chieda a tutti cittadini sacrifici ma diversamente distribuiti fra chi ha e chi non ha.
Lo stato democratico che vogliamo non è lo stato etico ma quello che sta scritto nella Costituzio-ne.[…]
Le associazioni interessate, ivi comprese quelle sindacali, saranno parte diretta di tale operazione oppure, come si legge dal mondo bancario e delle fondazioni cattoliche, dall’Istituto Sturzo e dal re-troterra di tecnici-politici di matrice cattolica, al governo e fuori, usciranno competenze ed espe-rienze quale quella del prof. Roberto Mazzotta, con il suo rilanciato Movimento per una Europa po-polare e con Monti “federatore” dei cattolici alla guida del nuovo partito?
Il filosofo Antiseri intervenendo ha detto: “Dobbiamo dirlo però, per vent’anni i cattolici non hanno saputo dire nulla di rilevante, nessun giudizio politico importante a fronte delle difficoltà del Paese. Ed ora che facciamo? Scriviamo un programma, e poi chiediamo ad altri di realizzarlo?”.
Luigi Marino ha sottolineato “i cattolici da vent’anni vivono nella diaspora politica”, ma bisogne-rebbe avere anche il coraggio di dire che, di riffa o di raffa, non c’è stata alcuna diaspora dal potere a cui hanno partecipato, di qui o di là, in abbondanza e senza risultati rilevanti se non quelli di sal-vaguardare qualche posizione di rendita e qualche residuo privilegio.
Nella loro essenzialità le due dure osservazioni attribuite ad Antiseri ed a Marino danno la misura della rispettabile ambizione del progetto di Todi 2 ma anche dei limiti e condizionamenti di una o-perazione che vede “i nostri vescovi” italiani, come marcatamente richiamati nel documento, in-stancabili nel rivolgere la loro attenzione alla politica italiana, instancabilmente operosi nelle opere terrene, ciclicamente costretti a prendere atto dei risultati improvvidi dei loro patrocinati in politica. Una fatica di Sisifo.


Rino Giuliani, vicepresidente dell'Istituto Fernando Santi

http://www.istitutosanti.org/ifsnews/ifs_attuale.asp


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